UOVA BIANCHE, ROSATE O AZZURRE?

uovo

Quali le migliori?

È abitudine di talune persone andare alla ricerca di una particolare tipologia di uova, dal colore chiaro o dal colore scuro reputandolo migliore dal punto di vista nutrizionale o sensoriale.

Ora vedremo se ci sono reali differenze tra le uova dal guscio  chiaro o dal guscio scuro, e soprattutto quale uovo dovremmo scegliere per la nostra salute.

Innanzitutto è bene sapere che il colore delle uova dipende dalla razza di appartenenza e quindi dalla loro genetica.

Nello specifico il colore bianco, rosa-marroncino, verde o azzurro dell’uovo è determinato da un liquido lubrificante presente nell’ovidotto della gallina; è grazie a questa sostanza che viene facilitata la deposizione.

Ad esempio il pigmento principale nei gusci d’uovo marroni è chiamato protoporfirina IX. È fatto di “eme”, il composto che dà al sangue il suo colore rosso, mentre Il pigmento principale che si trova nei gusci d’uovo blu è chiamato “biliverdina”, che deriva anch’esso dall’eme, ma dalla sua degradazione. 

Scendendo più nel dettaglio, i gusci d’uovo possono anche variare di colore tra la stessa razza di polli, a seconda della dominanza genetica tra i singoli volatili.

La colorazione più o meno scura all’interno di una stessa tonalità può derivare dall’ambiente, dalla dieta e dal livello di stress subito dall’animale.

Le uova Marrone-Rosa sono più sane?

Diversi studi hanno evidenziato che il colore del guscio non influisce in modo significativo sulla qualità o sulla composizione delle uova, i cui valori nutrizionali restano molto simili.

Sono sempre alimenti sani, ricchi di proteine, vitamine e minerali, il tutto racchiuso in pochissime calorie, circa 70/80 Kcal per uovo.

Quello che influenza il valore nutrizionale dell’uovo è anche l’ambiente, che sicuramente ha un ruolo determinante, così per noi come per loro.

Le uova prodotte da galline felici che possono razzolare libere in vasti terreni sotto i raggi del sole hanno sicuramente qualcosa in più da offrire.

Infatti grazie all’esposizione al sole delle galline, queste uova contengono molta più vitamina D rispetto le uova prodotte dalle galline allevate in gabbia o in strutture coperte (vedi la fuorviante dicitura “allevate a terra”).

Altro fattore importante lo fa il tipo di mangime che viene somministrato. Infatti le galline che sono alimentate con mangimi ricchi in grassi omega-3 e in vitamina D, avranno le loro uova più ricche di questi nutrienti.

Anche se alcune persone credono che il colore dell’uovo sia indice di un sapore più o meno  intenso, in realtà non c’è vera differenza tra il gusto delle uova con guscio marrone o bianco, ma questa attenzione non significa che tutte le uova abbiano le stesse caratteristiche  sensoriali.

Ancora una volta, ciò che incide sulla sensorialità del prodotto è:

  • la razza del pollo, 
  • il tipo di mangime assunto, 
  • la freschezza 
  • e il metodo di cottura.

Capite che la dieta seguita da una gallina libera di muoversi e razzolare, cibandosi per la maggior parte di quello che è la sua natura, darà sicuramente un uovo diverso, rispetto a quello della gallina nutrita a mangime, in special modo se tenuta in gabbia o “a terra”, all’interno di capannoni chiusi dove di raggi solari non se ne vede neppure uno. 

Anche la freschezza dell’uovo gioca un ruolo chiave nel renderlo più appetibile.

Infatti se confrontiamo il sapore di un uovo fresco, con un uovo prodotto dalla stessa gallina nelle stesse condizioni ambientali e alimentari, conservato da più giorni (o come spesso accade da settimane), ci accorgiamo immediatamente che presenta un sapore meno intenso.

Questo è il motivo per cui chi ha le proprie galline e le proprie uova a casa, difficilmente  trova gustose  quelle del supermercato.

Sono lì fresche in cortile, a portata di mano, non hanno il tempo di invecchiare lungo la catena di distribuzione.

Chiaramente non tutti hanno la possibilità di allevare le proprie galline, quindi cosa dovresti prendere in considerazione quando acquisti le uova?

Come sempre ci viene in aiuto l’etichetta, scritta seguendo le norme di legge!

La categoria A, B e C ci indica la freschezza dell’uovo:

Categoria A = uova fresche o extra fresche

Categoria B = uova di seconda qualità o conservate

Categoria C = uova declassate e destinate all’industria alimentare.

Purtroppo quando acquistiamo un prodotto trasformato, a meno che non sia a marchio Bio, se tra i suoi ingredienti annovera l’uovo, questo è quasi sicuramente di categoria C.

Per quanto riguarda la tipologia di allevamento e la tracciabilità del prodotto, sul guscio dell’uovo è presente un codice alfanumerico che fornisce, nell’ordine, le informazioni seguenti:

la prima cifra sta a indicare il tipo di allevamento, con la seguente classificazione:

0 =  indica che l’uovo proviene da allevamento biologico

1 = indica che l’uovo proviene da galline allevate all’aperto

2 = indica che l’uovo proviene da un allevamento a terra

3 = indica che l’uovo proviene da allevamento in gabbia

Il secondo dato fornito dal codice alfanumerico è la sigla che indica la nazione di provenienza, per l’Italia (IT);

Subito dopo la sigla “IT”, segue il codice ISTAT del Comune di ubicazione dell’allevamento. Ancora, a seguire la sigla della provincia dell’allevamento e per finire, il codice identificativo dell’allevatore.

Codici delle uova e tipi di allevamento

Il tipo di allevamento è segnalato con un numero che va dallo zero 0, per l’allevamento biologico -il più naturale- al numero tre 3, che indica l’allevamento più intensivo.  Vediamo le differenze che questi codici riescono a descriverci.

Allevamento biologico, codice 0

Nell’allevamento biologico, le galline devono disporre di un’ampia zona di pascolo, muoversi significa inoltre aumentare la massa muscolare e migliorare le qualità nutritive delle carne del pollame. Il mangime somministrato a queste galline deve essere esclusivamente di origine biologica, non OGM.

In questo allevamento, l’uso di additivi per favorire la crescita, amminoacidi sintetici, mangimi modificati geneticamente e farine di pesce è severamente vietato. I pulcini devono essi stessi provenire da allevamenti biologici.

Tuttavia, la qualità della vita delle galline certificate biologiche è probabilmente migliore e il loro maggiore accesso al sole probabilmente aumenta il contenuto di vitamina D delle loro uova.

Allevamento all’aperto, codice 1

Le galline hanno a disposizione un ricovero coperto e un’area di pascolo. Per ogni ettaro a cielo aperto possono essere tenuti un massimo di 2.500 polli: si ha cioè una superficie per singolo animale che tocca i 4 m².

Non vi sono vincoli circa la tipologia di mangimi, pertanto queste galline possono essere alimentate con sostanze chimiche per favorire la deposizione delle uova, farine di pesce (vale a dire ossa e carcasse di pesce essiccate e ridotte in polvere) e altro.

Allevamento a terra, codice 2

Il termine “allevamento a terra” è fuorviante perché in questo tipo di allevamento le galline sono rinchiuse in grandi capannoni cioè in una sorta di grande gabbia dove in un metro quadrato di superficie vi sono sette galline ammassate. Non vi sono vincoli sul tipo di mangime da somministrare alle galline.

Allevamento in gabbia o batteria, codice 3

E’, senza dubbio, l’allevamento più intensivo. Senza rispetto per gli animali e di conseguenza per l’uomo che si nutre di questi alimenti (uova e carni) depauperate di tutto tranne che di chimica. 

Le gabbie o batterie, sono realizzate con fili di ferro, sono alte 40 cm e dispongono di una superficie di 750 cm². Le galline sono chiuse in gabbia, in grossi capannoni dove viene usata luce artificiale per stimolare la deposizione delle uova.

E quando parliamo di polli ruspanti?

L’etichetta “ruspanti” indica le uova che provengono da galline allevate con una qualche forma di accesso continuo all’aria aperta, un tutto e niente insomma.

Arricchito di Omega-3

Le uova arricchite di omega-3 provengono da galline alimentate con una dieta arricchita con grassi omega-3 da semi di lino o canapa.

Le uova di casa 

Gli allevamenti non dedicati alla vendita ma al proprio autoconsumo non sono soggetti alle stesse norme igieniche degli allevamenti commerciali, quindi assicurati  che l’amico allevatore sappia quel che fa (somministrazione farmaci, tipo alimentazione, freschezza del prodotto, cura e igiene della struttura e degli animali, ecc) prima di  consumarle.

Quindi la prossima volta che prendi un cartone di uova, assicurati di considerare questi altri fattori nella tua scelta, poiché il colore del guscio non ti dirà tutta la storia.

Meno sale? Meno problemi!

sale

Quante persone assumono quotidianamente la pastiglia per modulare la pressione?

Tantissime, sembra quasi un Must have.

Purtroppo la maggior parte arriva a prendere il farmaco antipertensivo  senza che vi sia una concomitante revisione delle loro abitudini alimentari.

Paradosso dell’assurdo  assumere la pastiglia della pressione senza prima verificare la diminuzione dei valori pressori con la diminuzione dell’assunzione di sale, il principale responsabile dell’ipertensione.

Inoltre una dieta a basso tenore di sale permette di poter migliorare  molti disturbi quale la cellulite, la sindrome premestruale, l’osteoporosi, i gonfiori improvvisi delle estremità, le difficoltà respiratorie,e l’infiammazione di basso grado.

Mangiare senza sale significa privazione?

No, significa riscoprire il vero gusto dei cibi, la purezza del vero, la semplicità.

Evitiamo anche  gli alimenti che ne sono più ricchi come affettati, salumi, carni conservate, dadi da brodo, sottaceti, tonno in scatola, formaggi e prodotti confezionati, limitare il sale da cucina nei nostri piatti a favore delle ben più salutari spezie ed erbe aromatiche.

E se andiamo spesso al ristorante per lavoro o per piacere, chiediamo al cameriere di non condire i piatti, lo faremo noi nel modo corretto, ascoltando il vero sapore dei cibi!

MANGIA 

MUOVITI

RESPIRA!

ANDARE DAL MEDICO O PREVENZIONE?

PERCHÉ ANDIAMO DAL MEDICO?
Si va dal proprio medico quando percepisci che qualcosa non va. Il medico, qualora lo ritenga opportuno, ti invierà dallo specialista più adatto a curare il tuo disturbo, la tua patologia.
Lo specialista farà il possibile e sfrutterà tutte le sue conoscenze e la sua cultura nel settore di sua competenza per risolvere la tua problematica.
La cura è specifica e personalizzata, ovvero cura quella determinata patologia e le sue specifiche manifestazioni in quella determinata persona.
Attenzione dunque, la cura è applicata quando la malattia è già in atto, al fine di risolverla o rallentarne il decorso.

Cosa significa invece PREVENZIONE?
La prevenzione è l’insieme delle azioni ed attività che mirano a ridurre gli effetti dovuti a determinati fattori di rischio o ad una certa patologia (profilassi), la morbilità o la mortalità, promuovendo così la salute ed il benessere individuale e collettivo.

La prevenzione fatta per mezzo di vaccini, alimentazione, nutraceutici, suggerimenti, opuscoli ecc deve coprire un campo molto ampio, a differenza della medicina che è molto specifica e settoriale.
Infatti in medicina viene curata quella determinata patologia in atto, mentre l’obiettivo di “fare” prevenzione è quello di evitare ciò che “potrebbe capitare”!
Questo il motivo per cui la prevenzione deve essere attuata nel modo più ampio e completo possibile, e al massimo delle potenzialità.

La prevenzione deve riguardare tutti quegli ambiti che possono allontanarci dalle diverse patologie, quindi
l’alimentazione,
l’ambiente in cui viviamo (scegliamo un luogo “abbastanza sano”, prestare attenzione agli inquinanti, pfos, interferenti endocrini) sfruttare
l’aria pura della montagna con cui nutrire ogni nostra cellula,
il movimento,
lo stile di vita,
lo sport!

Un’ulteriore aiuto ci viene dato dalla genetica, che può supportare sia la medicina (ci aiuta a capire quali terapie possono essere più adatte a noi) sia la prevenzione, perché studiando la genetica alla luce dell’epigenetica e della metabolomica possiamo capire quale strada stiamo prendendo, e a cosa ci potrebbe portare la nostra cara vecchiaia!

Fare prevenzione quindi, ci può aiutare ad evitare la patologia, e lo può fare solo se l’approccio è a 360°

Muoviti.
Respira.
Mangia!

AUMENTO DI PESO IN GRAVIDANZA E ACIDI GRASSI POLINSATURI OMEGA-3 E OMEGA-6 

gravidanza

È risaputo che negli adulti l’assunzione in eccesso di grassi polinsaturi omega-6 (ω-6) rispetto ai grassi omega-3 (ω-3) è associata all’eccesso di peso.

Un recente studio prospettico di coorte ha osservato la correlazione tra l’aumento di peso in gravidanza e la concentrazione ematica di tali grassi.

 È stato osservato che i PUFAs (acidi grassi polinsaturi) ω-3, rappresentati dalla concentrazione plasmatica di ALA (acido alfa-linolenico), DHA (acido docosaesaenoico) e dal rapporto EPA/ALA (rapporto acido eicosapentaenoico/acido alfa-linolenico), erano associati negativamente al guadagno di peso durante la gravidanza. Nel frattempo è stato anche osservato che  i PUFAs della categoria ω-6 (ARA e LA, acido arachidonico e acido linoleico) avevano un’associazione diretta nel favorire l’incremento di peso. 

Le donne con il maggior aumento di peso gestazionale erano quelle che presentavano il rapporto ARA/LA più alto (ω-6) e le concentrazioni plasmatiche più basse di ALA, DHA e rapporto EPA/ALA (ω-3).

Risulta dunque evidente la necessità di assumere omega-3 con la dieta.

Dove troviamo gli omega-3?

DHA e EPA si trovano nel pesce, merluzzo, sardine, aringhe, sgombro, salmone e tonno, mentre troviamo il suo precursore ALA in noci, nocciole, semi di lino e nelle verdure.

Dove troviamo gli omega-6?

Nell’olio di germe di grano, nell’olio di girasole, nell’olio di mais, nell’olio di sesamo, di arachidi e nel famigerato olio di palma, nella carne (soprattutto rossa).

https://www.mdpi.com/2072-6643/14/1/128/htm

DORMI MALE? RIDUCI IL SALE

ritmo circadiano

Una ricerca fatta sui topi, che nutriti con una dieta ricca di sale, hanno mostrato un’attività anormale nella regione del cervello che controlla il ritmo circadiano. 

Una dieta ricca di sale non è solo dannosa per il sistema cardiovascolare e metabolico, ma lo è anche per il riposo notturno. 

Infatti un eccesso di sale influisce  negativamente a  livello nucleo soprachiasmatico (SCN), una regione del nostro cervello in grado di regolare i nostri ritmi circadiani.

L’interruzione del ritmo circadiano del corpo è associata ad un aumento del rischio di sindrome metabolica, infiammazione, disturbi dell’umore, cancro e persino morte prematura. 

Il SCN contiene un tipo di recettore chiamato recettori dell’endotelina B, presenti anche altrove nel corpo (a livello polmonare ad esempio) dove  svolgono un ruolo chiave nella gestione del sodio. 

Il SCN ha una maggiore attività neuronale durante il giorno e  minore di notte. Tuttavia, i topi sottoposti ad una dieta ricca di sodio,  hanno mostrato un’eccitabilità neuronale significativamente elevata durante la notte rispetto ai topi di controllo. Ciò potrebbe portare ad un lento ma costante declino o alterazione dei ritmi sonno-veglia.

L’attività neurale notturna è diminuita quando i topi sono stati trattati con un bloccante del recettore dell’endotelina B. Questo abbattimento dimostra sia che il sistema dell’endotelina può influenzare i ritmi circadiani sia che i farmaci del recettore dell’endotelina B potrebbero avere impatti inaspettati sugli orologi biologici delle persone che li assumono.

https://www.physiology.org/detail/news/2021/10/04/high-salt-diet-may-disrupt-body-clock?SSO=Y

Dopo le feste natalizie, DEPURIAMOCI!

Come ogni anno arriva l’epifania che tutte le feste porta via…ma ci lascia il suo fardello di qualche chilo in più!  Dopo i festeggiamenti, eccoli arrivare i messaggi WhatsApp che mi chiedono come recuperare dagli eccessi dei pranzi in famiglia e dalle cene tra amici e colleghi.

Se è vero che sulla bilancia si leggono aperitivi, patatine, bis di primi e secondi dolci, panettoni, vini rossi e bollicine,  in quei numeri si può leggere anche molto altro. 

Io vedo numeri che parlano di festeggiamenti, di relax, di serenità, di contatto umano, di calore. Sono numeri che si creano con il cuore, e anche questo è importante per la dieta ed il nostro benessere!

Saziare il nostro bisogno di interattività, di ridere, sazia l’anima ed il cuore. Certo è che ci vuole  equilibrio, ma di questo ve ne ho già parlato.

Come rimediare dunque?

Ecco alcuni suggerimenti.

1- MUOVERSI!

Le cellule hanno accumulato energia in questi giorni, i muscoli sono carichi di glicogeno, quindi usiamoli! Chi non è abituato a fare esercizio fisico meglio si limiti ad una camminata con passo veloce, per chi è allenato, sicuramente avrà già cominciato la sua routine!

2- DETOX SERALE (salvo patologie)

Trasforma la cena nel corposo e succulento spuntino delle ore 17:00. Dopo tale ora non mangiare più, bevi liquidi incluse tisane ovviamente senza zucchero (né dolcificanti). Digiuna fino alla colazione (esempio ore 6:30), pasto che dovrà essere abbondante e completo. Consiglio di ripetere questo schema 2 volte a settimana, meglio se 2 giorni di seguito.

3- DETOX SERALE LIGHT

Per coloro che non possono praticare il digiuno o non se la sentono (non è complicato, provaci!) suggerisco una cena leggera: un’insalata abbondante con finocchi, rucola, pomodori, cetrioli, qualche noce, avocado, il tutto condito con limone ed olio, pepe se gradito. 

4-ACCELERIAMO LA DIGESTIONE

Al mattino appena svegli bere un  bicchiere di acqua con mezzo limone spremuto, la sua acidità facilita l’attività gastrica, ed in particolare quella pancreatica. (Si potrebbe osservare un aumento di velocità del transito intestinale).

5-ALCALINIZZARE I FLUIDI

L’alimentazione di questi giorni certo avrà spinto l’organismo verso una maggior acidità. Per tamponare questa lieve variazione di pH e rendere più funzionali le cellule è bene assumere molte verdure (crude è meglio), in particolare a cena. Altri alimenti alcalinizzanti interessanti sono i fichi e i datteri secchi, da assumere preferibilmente nella prima parte della giornata dato il loro elevato contenuto zuccherino. A questi si può aggiungere, insieme al succo di limone, una puntina di cucchiaino di bicarbonato di sodio tutto in acqua.

6- DIMINUISCI IL SALE 

Salvo specifiche patologie, suggerisco di limitare l’uso del sale: continuate ad usarlo per condire carne e pesce, ma evitatelo nelle verdure sia cotte che crude. I pasti di questi giorni dai sapori intensi e persistenti  erano molto probabilmente ricchi di sale o di esaltatori di sapore, ed hanno stimolato molto i nostri recettori del gusto, quindi ora limitiamoli.

7-BERE MOLTA ACQUA 

L’acqua è fondamentale. Siamo fatti per il 70% di acqua, l’acqua pulisce, l’acqua elimina il sodio e le scorie grazie all’eliminazione renale e intestinale. Quindi beviamo…. acqua!!

Respira

Bevi 

Muoviti

Metabolismo lento? Fegato  grasso? 

Metabolismo lento? Fegato  grasso? 

…e se non fosse solo questione dell’alcool?

Un recente studio finlandese ha messo in luce che un adulto su quattro ha il fegato grasso, il che significa che il grasso in eccesso si è accumulato nelle cellule del fegato. Tale accumulo è stato osservato anche nei bambini. Un fegato Grasso è un fegato che lavora a rilento, non solo nell’eliminare le scorie metaboliche ma anche nella trasformazione dei grassi.

Il fegato grasso è una malattia associata allo stile di vita, all’ambiente in cui viviamo e alla nostra genetica.

I fattori di rischio sono sovrappeso, dieta sbilanciata, consumo costante (anche poco ma costante!) di alcool e mancanza di esercizio fisico. 

Il fegato grasso è spesso parte di un disordine metabolico più ampio: é comune nelle persone che soffrono di sindrome metabolica (obesità addominale, ipertensione e livelli anormali di glucosio nel sangue e di trigliceridi).  Pensate che il 60-70% delle persone con diabete di tipo 2 ha anche il fegato grasso.

Attenzione però: anche le persone magre possono sviluppare il fegato grasso.

Perché il fegato grasso può fare paura?

Il fegato grasso può condurre ad uno stato infiammatorio che può favorire lesioni epatiche irreversibili o addirittura al cancro del fegato.

L’ambiente e gli inquinanti.

Alcune sostanze chimiche presenti nel nostro ambiente, note come interferenti metabolici, influenzano il metabolismo del glucosio e dei grassi, favorendo lo sviluppo di fegato grasso.

Alcuni esempi di interferenti metabolici includono plastificanti, pesticidi e sostanze rilasciate dall’industria nell’ambiente, come la diossina. 

Mangiare male.

Per quanto riguarda la dieta, mangiare troppo zucchero, cereali a basso contenuto di fibre e cibi ricchi di grassi saturi, come burro e latticini ad alto contenuto di grassi, accelera l’accumulo di grasso nelle cellule del fegato. In particolare vi è una forte correlazione fra il consumo eccessivo di fruttosio (sciroppo di mais, sciroppo di glucosio fruttosio, eccetera, tutti ingredienti tipici delle merendine confezionate, delle bevande energetiche, bevande dolci) e lo sviluppo di steatosi epatica.

Un’elevata assunzione di grassi saturi, alcol o antibiotici può, inoltre, sbilanciare il microbiota intestinale e quindi aprire la porta allo sviluppo della sindrome del fegato grasso e di molte altre malattie.

Il ruolo del microbiota.

Un’alimentazione sbilanciata, lo stress, l’utilizzo scorretto di antibiotici può portare a forti alterazioni del nostro microbiota intestinale (quella popolazione di batteri che da sempre vive con noi nel nostro intestino, in un rapporto simbiotico). 

L’intestino e il fegato sono in costante interazione tra loro attraverso, ad esempio, i composti prodotti dai batteri intestinali stessi. Se i batteri intestinali dannosi sono in grado di prendere il sopravvento, può aumentare la permeabilità intestinale e consentire ai prodotti batterici che promuovono l’infiammazione e il danno cellulare, di entrare nel fegato, infiammandolo.

https://www.uef.fi/en/article/microbial-therapy-for-fatty-liver