Gli ormoni della fame e della sazietà

Ormoni e peso

Gli ormoni sono molecole messaggere prodotte dalle ghiandole endocrine del nostro corpo. 

Alcune ghiandole secernenti ormoni sono: ipofisi, tiroide, epifisi, parotide, ghiandole surrenali. 

Tali ormoni viaggiano attraverso il sangue per raggiungere così i loro fisiologici bersagli, ovvero organi e tessuti.

Gli #ormoni sono importanti regolatori del #metabolismo 

della #fame e dell’appetito

della #sazietà e dell’ #umore

Nel controllo del peso è  quindi indispensabile tenerne conto e, soprattutto, sfruttare a nostro vantaggio queste importanti pedine.

Hai tanta FAME? Il tuo organismo ha bisogno di energia. 

Come te lo fa capire? Con gli ormoni responsabili della fame! 

Eccone alcuni.

-Grelina, è un ormone prodotto dalle cellule P giacenti sul fondo dello stomaco umano e dalle cellule epsilon del pancreas. Stimola la fame agendo sull’ipotalamo.

-Motilina, prodotta nell’intestino tenue prossimale, induce contrazioni intestinali che favoriscono il corretto riempimento e svuotamento del sistema gastrointestinale in risposta all’assunzione di cibo e agli stimoli e alle risposte della fame.

-Neuropeptide Y (NPY), rilasciato dal cervello per stimolare l’assunzione di cibo. 

-Agouti Related Protein(AgRp), proteina prodotta dal cervello sotto stimolo della grelina, stimola a sua volta l’assunzione di cibo.

E QUANDO SIAMO SAZI? 

Si attivano gli ormoni anoressigeni, responsabili della sazietà.

-Colecistochinina (CCK), prodotta dalle cellule  dell’intestino  tenue, in particolare in risposta a cibi ricchi di grassi e proteine. Stimola la secrezione del succo pancreatico e biliare. Invia messaggi di sazietà  al cervello.

-GLP-1, peptide prodotto dalle cellule intestinali in risposta all’ingestione di sostanze nutritive. Il GLP-1 rallenta lo svuotamento dello stomaco e interagisce con il cervello per ridurre l’assunzione di cibo e aumentare la pienezza.

-Peptide pancreatico YY, prodotto nell’intestino tenue e rilasciato in risposta al consumo di cibo, invia al cervello il segnale di  sazietà, diminuendo l’appetito. Inoltre rallenta la peristalsi intestinale.

– Leptina, ormone secreto dalle cellule adipose, è il principale ormone della pienezza. La leptina inibisce i peptidi che promuovono la fame NPY e AgRp e stimola i peptidi che promuovono segnali di sazietà, diminuendo l’appetito. 

-Obestatina, ormone ancora in studio, pare che esso  si opponga agli effetti della grelina. 

Questi sono solo alcuni dei nostri ORMONI regolatori della fame!

Il metabolismo è di una complessità meravigliosa.

La gestione di questi ormoni non è  cosa semplice, diete, abitudini, stili di vita errati nel lungo periodo, possono  arrecare  danno a questi delicati equilibri fisiologici.

Fai felici i tuoi ormoni, 

ALIMENTATI CON TESTA ?

Integrazione di aminoacidi essenziali e infiammazione – PCR


L’infiammazione acuta e di breve durata è un processo fisiologico e protettivo in quanto ci permette di tutelare il nostro organismo dall’attacco dei patogeni. Il problema nasce quando l’infiammazione diviene cronica, persistente. E’ infatti concetto consolidato che l’infiammazione persistente supporti lo sviluppo di diverse patologie (#diabete mellito #malattiecardiovascolari #asma #sindromemetabolica #malattiepolmonari #iperglicemia #diabete e renali ).Inoltre alti livelli di infiammazione predicono lo sviluppo di infezioni in pazienti anziani in fase di riabilitazione post intervento chirurgico.
Il marker principale dell’#infiammazione è l’aumento della proteina C-reattiva sierica (CRP).
L’integrazione di #aminoacidiessenziali (EAA) in pazienti con infiammazione cronica è correlata alla diminuzione dell’infiammazione stessa (diminuzione della CRP) e ad una una migliore risposta immunitaria (linfociti e anticorpi).
Si suppone che ciò sia dovuto in parte all’effetto dei tre aminoacidi BCAA (valina, leucina, isoleucina) in grado di stimolare mTOR e quindi la sintesi proteica (comprese le proteine del sistema immunitario). Inoltre, i #BCAA valina e isoleucina possono essere utilizzati nel ciclo dell’acido tricarbossilico per la produzione di energia aerobica, anch’essa essenziale per la funzione dei linfociti. Inoltre gli aminoacidi essenziali portano alla formazione dell’aminoacido #glutammina (Gln) (utile per il sistema immunitario), alla stimolazione della produzione di IGF-1 (fattore di crescita).
Abbinare una dieta e uno stile di vita antinfiammatori alla corretta integrazione (con equilibrio!) può favorire la diminuzione dell’infiammazione, del dolore e dell’uso di farmaci antinfiammatori!

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/34387512/

LA GIUSTA DIETA PER CONTRASTARE L’ENDOMETRIOSI

L’endometriosi, patologia che  interessa il 10-20% delle donne in età fertile, può essere definita come un’infiammazione cronica benigna degli organi genitali femminili e del peritoneo pelvico, causata dalla presenza anomala, in questi organi, di cellule endometriali che, in condizioni normali, si trovano solo all’interno dell’utero. 

In alcuni casi questa traslazione cellulare può essere causa di non pochi disagi:

  • dolore pelvico accentuato in fase premestruale;
  • mestruazioni dolorose (dismenorrea);
  • dolore durante i rapporti sessuali (dispareunia). 
  • dolore durante la defecazione (a volte).

L’alimentazione ci può aiutare in caso endometriosi?

Assolutamente  sì!

Infatti è stato osservato che diete carenti di nutrienti o ad alto contenuto energetico possono determinare cambiamenti nel metabolismo lipidico, un incremento dello stress ossidativo e la modifica  dell’espressione genica a favore della patologia 

Ma non finisce qui.

Ulteriori studi hanno evidenziato che ansia, stress, inquinamento, stile di vita sedentario, tossine ambientali, pesticidi, diossine e ftalati, policlorobifenili (PCB) e xenobiotici sono ulteriori elementi endometriosi correlati.

Come comportarsi dunque?

  • Aumentare il consumo di cereali integrali, legumi, frutta, verdura (preferibilmente biologica, eviteremo così l’esposizione a pesticidi e diossine). 
  • Favorire il consumo di acidi grassi polinsaturi omega-3 (pesce, noci nocciole, olio semi lino, ecc) per le loro ottime capacità antinfiammatorie.
  • Seguire una dieta bilanciata. La carenza di nutrienti (acido folico, vitamina B12, zinco e colina, vitamina C) può interferire con l’espressione o il silenziamento di alcuni geni favorendo l’infiammazione e la crescita cellulare correlate all’endometriosi;, 
  • Diminuire l’assunzione di frutta trattata (non biologica) a favore di quella bio (la frutta fa bene, ma fa meglio se biologica!). Sostanze quali organoclorurati, organofosfati, bipiridine e diossine  che si ritrovano spesso in alimenti coltivati in aree particolarmente trattate o inquinate, generano specie reattive dell’ossigeno e riducono la capacità antiossidante di frutta e verdura. Inoltre l’organocloruro interferisce con le vie ormonali, agendo sui recettori degli estrogeni e degli androgeni. 
  • L’assunzione ciclica del resveratrolo, un polifenolo presente nella buccia dell’uva scura, ha dimostrato un’azione antineoplastica, antinfiammatoria e antiossidante. 
  • Le carni rosse sono associate a concentrazioni ormonali più elevate, e il loro consumo contribuisce ad aumentare i livelli di steroidi circolanti, collaborando al mantenimento dell’endometriosi. Le carni rosse, inoltre, contengono l’acido arachidonico (un grasso polinsaturo della serie omega 6) che, in eccesso, aumenta l’infiammazione.
  • Azzerare l’assunzione di grassi trans (altamente infiammati e innaturali) contenuti in cibi ricchi di grassi vegetali idrogenati (margarina, alcuni tipi di pane e biscotti, snack, cibi fritti, prodotti trasformati).
  • Valutare i valori di vitamina D, carenze di tale vitamina sono correlate a mestruazioni più dolorose.
  • L’assunzione ciclica di N-acetilcisteina (presente negli alimenti con pigmenti rossi, aglio, cipolle, broccoli, cavolini di Bruxelles, farina d’avena e germe di grano) ha dimostrato di ridurre le dimensioni dell’endometrioma 

Risulta quindi evidente che una corretta alimentazione, personalizzata, può aiutare a rallentare la progressione dell’endometriosi, ma di certo è indispensabile il supporto del personale medico ginecologo, il quale stabilirà se opportuna la terapia farmacologica. 

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/26841161/