È LA STAGIONE DELLA FRUTTA

È primavera e si avvicina l’estate, per chi non se n’è ancora accorto, guardatevi attorno: stanno esplodendo i colori. La frutta colorata che inizia a comparire in questa stagione non solo è buona, ma anche molto sana e soprattutto utile per le richieste fisiche di stagione: infatti con l’arrivo della bella stagione ci muoviamo un po’ di più rispetto l’inverno, e gli zuccheri della frutta ci danno una mano in questo, inoltre la frutta giallo-arancione è ricca di carotenoidi che sono di supporto anche alla protezione dai raggi solari.
In più è particolarmente ricca di potassio e magnesio, che aiutano a mantenere regolata la pressione sanguigna (cosa utile quando fa caldo).
La presenza importante di antiossidanti, poi, aiuta a mantenere in salute e svolge funzioni utilissime per arrivare preparati e meno infiammati ad affrontare il successivo inverno.
La frutta fresca, ma così come la verdura, rappresenta un ottimo alleato nutrizionale quando si sta cercando di assumere meno carboidrati, anche a rapido assorbimento. La frutta fresca, infatti, contiene validi nutrienti (acqua, fibra, sali minerali, vitamine) a fronte di pochi carboidrati ea lento assorbimento rallentati appunto dalle fibre (il mio consiglio, comunque, è di non esagerare e mangiare assieme alla frutta fresca della frutta secca).
La frutta fresca può tranquillamente essere consumata al pasto(consumata con il pasto, non sostituire un pasto), così da portare ulteriore colore sulla tavola, con l’avvertenza di masticarla molto bene, e per chi non fosse abituato alla sua assunzione, e si temono problemi di gonfiore, lo si può dribblare mangiandola a inizio pasto invece che alla fine e mettere in atto le stesse attenzioni suggerite per il consumo di leguminose per chi ne avverte il fastidio.
I sali minerali e le vitamine contenuti in questi alimenti che la natura ci offre, stimolano con delicatezza le difese immunitarie, salvaguardando la salute a tutto tondo.
L’assunzione abituale di frutta e verdura sarà d’aiuto non solo nel proteggersi dai malanni di stagione, ma anche, ad esempio, a tenere giovane la pelle e sano l’organismo in tutte le sue declinazioni.
Ricordo che moltissime delle patologie più diffuse hanno sotto di sé una componente infiammatoria cronica di basso grado che ne stimola e/o rende possibile la comparsa.
La frutta, come la verdura, andrebbe il più possibile mangiata con la propria polpa o la propria buccia per sfruttare il più possibile le qualità antiossidanti e la ricchezza del frutto in sostanze utili al buon funzionamento dell’organismo.
Per questo è utile lavarla bene prima di magiarla e magari sceglierla biologica.
Un’altra indicazione importante è quella di usare frutta e verdura il più possibile matura e vicine al momento del raccolto così da avere il massimo quantitativo possibile di vitamine buone e antiossidanti.
Un consiglio che vi dò, è di non speculare quando acquistate questi cibi freschi: vedo sui carrelli dei clienti del supermercato frutta che magari viene da paesi extra nazionali o addirittura extra europei solo perché con il prezzo più basso, e il resto della spesa composta da birre, patatine, merendine, succhi di frutta ecc… che di sano hanno ben poco! Evitando questi ultimi acquisti, e investendo in prodotti freschi, il guadagno finale è la tua salute!

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DOLCIFICANTI ARTIFICIALI: supporto al dimagrimento o no?

È un dibattito sempre aperto quello sull’uso dei dolcificanti a zero calorie nelle diete, tant’è che le nuove linee guida dell’OMS sostengono che non devono essere usati per dimagrire o ridurre il rischio di malattie croniche.

In particolare se ne sconsiglia l’uso con l’ipotetico scopo di controllare il peso corporeo o di ridurre il rischio di malattie metaboliche.
Eritritolo, sucralosio, stevia ed altri dolcificanti entrati quasi nell’uso comune, sono stati identificati come possibili responsabili di molte mallattie cardiovascolari e i dolcificanti ipocalorici sono stati da molto tempo sospettati di facilitare l’ingrassamento, cioè il contrario dello scopo per cui sono stati “lanciati” sul mercato.
Per l’OMS i dolcificanti a zero calorie non facilitano il dimagrimento e non riescono a controllare le malattie metaboliche, anzi, sono correlati ad un aumento di problematiche proprio legate sia al calo di peso che alla ricomposizione corporea. L’unico approccio valido che può rendere efficace una terapia di riequilibrio del metabolismo è il controllo dei valori di glicazione.
Le associazioni di produttori difendono la loro “eticità” ribadendo che la riduzione delle calorie introdotte sia lo strumento d’eccellenza per cercare di dimagrire, mentre l’OMS è stata doverosamente portata a prendere atto di tutta la letteratura scientifica che da anni pone delle questioni importanti relativamente alla efficacia di queste sostanze.
Esistono prove evidenti che aspartame, saccarina, sucralosio e stevia (tutti dolcificanti classificati come NNS, Non Nutritive Sweeteners, cioè a zero – o quasi – calorie) determinano una reattività del microbiota umano e modificano la sua capacità di trasmettere effetti a valle sulla tolleranza al glucosio dell’organismo che se ne nutre.
Inoltre, indirettamente, i dolcificanti non placano “quella voglia di dolce” che ogni tanto potremmo concederci, portandoci magari ad abusare di quella preparazione fatta con il dolcificante (molto in voga oggi le varie ricette “fit” con dolcificante) vanificando così il controllo sull’introito calorico.
Siamo tutti d’accordo che limitare lo zucchero semplice porta ad un netto miglioramento della nostra salute, ma deve essere fatto un lavoro anche a livello psicologico, siamo noi che dobbiamo abituarci al “poco zuccherato” e non trovare scappatoie che, come abbiamo visto, portano ad altre problematiche!
Bisogna lavorare sul preservare il proprio metabolismo con cura ed attenzione, “volendogli bene”, in un certo senso, attraverso una corretta alimentazione.

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Manteniamoci in salute  aumentando la performance dei mitocondri

I mitocondri sono organuli cellulari deputati principalmente alla produzione di energia, tramite l’utilizzo dell’ossigeno (reazioni aerobiche). Per questo motivo sono definiti le centrali energetiche delle nostre cellule. 

Il mitocondrio svolge molte funzioni, tra cui le più famose sono la sintesi dell’ATP, il ciclo di Krebs e la beta ossidazione degli acidi grassi (tutte funzioni energetiche).

Esistono delle strategie per mantenere o aumentare la vitalità di queste piccole centrali energetiche:

  • possiamo attuare una restrizione calorica; con la conseguente riduzione della disponibilità di nutrienti, si ha un effetto controintuitivo sui mitocondri. Essa aumenta l’attività degli elementi della catena respiratoria e contemporaneamente riduce la produzione di radicali liberi. Inoltre, si verifica l’attivazione di proteine chiave come PGC-1α, che controllano i processi di autofagia e di sintesi dei mitocondri. Il risultato finale è l’eliminazione degli organelli mitocondriali disfunzionali, sostituiti da strutture nuove, attive ed efficienti, in grado di produrre elevate quantità di energia con un impatto ambientale cellulare ridotto.
  • possiamo supportarli tramite l’Integratore di Coenzima Q10 può essere collegata alla mitigazione dell’infiammazione e dello stress ossidativo;
  • o con l’integrazione di pirrolochinolina Chinone (PQQ) o di Acido Alfa-Lipoico (ALA):
  • ancora la supplementazione di carnitina: è coinvolta nel trasporto degli acidi grassi a lunga catena nei mitocondri per creare ATP. Supporta anche la rimozione di metaboliti tossici dai mitocondri;

Ovviamente non basta prendere una pillola per vedere un miglioramento dei nostri parametri, ma la prima cosa da fare è sicuramente la modifica del nostro stile di vita.

  • Diventare più attivi o meglio praticare regolarmente esercizio fisico ha un impatto nell’indurre fortemente un adattamento del nostro mitocondrio. Va detto però che ciò si basa sull’intensità dell’allenamento. Sebbene qualsiasi forma di movimento sia migliore di nessun movimento, l’inserimento di un po’ di esercizio ad alta intensità, in base alle proprie capacità, farà la differenza più grande nell’ottenere gli effetti benefici dell’improvvisata biogenesi mitocondriale migliorata.
  • Anche dormire bene e mantenere una routine regolare del sonno è importante per la salute mitocondriale poiché la funzione mitocondriale è legata al ritmo circadiano. La mancanza di sonno può influenzare negativamente il funzionamento dei mitocondri. Il sonno è un momento importante per il corpo per “pulire” mitocondri più vecchi e danneggiati e rinnovare nuovi mitocondri per una produzione di energia ottimale.

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UN NUOVO APPROCCIO INTEGRATO PER LA SALUTE DEL SISTEMA IMMUNITARIO

Il collegamento tra la nutrizione e la funzione immunitaria si definisce IMMUNONUTRIZIONE.
Questa disciplina esplora come i nutrienti possono influenzare positivamente il sistema immunitario, con implicazioni significative nella prevenzione e trattamento delle malattie, in un’era, questa, caratterizzata da un aumento delle malattie croniche e infettive, evidenziando una volta di più come l’importanza di una corretta nutrizione sia fondamentale per il mantenimento di un sistema immunitario efficace!
Conosciamo già varie categorie di Nutrienti e la risposta immunitaria ad essi collegata, come ad esempio:

Gli Acidi Grassi Omega-3

Questi acidi grassi polinsaturi, si trovano abbondantemente in pesci grassi, semi di lino e noci e sono noti per i loro effetti antinfiammatori.
Gli acidi eicosapentaenoico (EPA) e docosaesaenoico (DHA) sono particolarmente efficaci nella modulazione della risposta immunitaria.
Il loro ruolo nell’influenzare la produzione di eicosanoidi e citochine, nonché nell’alterare l’espressione genica delle cellule immunitarie, è stato ampiamente studiato.

Vitamine A e D

La vitamina A, essenziale per il mantenimento delle mucose e la funzionalità delle cellule T, e la vitamina D, conosciuta per la sua capacità di regolare la risposta immunitaria innata e adattativa, sono due pilastri nella nutrizione immunitaria.
La vitamina D, in particolare, è stata studiata per il suo ruolo nella produzione di peptidi antimicrobici come la defensina e la catelicidina, che sono cruciali per la risposta immunitaria contro agenti patogeni.

Zinco e Selenio

Il ruolo dello zinco e del selenio nel supporto della funzione immunitaria è ben documentato.
Lo zinco è necessario per il normale sviluppo e funzione delle cellule immunitarie, mentre il selenio è un componente chiave di varie selenoproteine che giocano ruoli critici nella difesa antiossidante e nella risposta immunitaria.

Ferro

La carenza di ferro è uno dei deficit nutrizionali più comuni a livello globale e ha un impatto significativo sulla risposta immunitaria.
Il ferro è cruciale per lo sviluppo dei linfociti e la produzione di citochine, e la sua carenza può portare ad una immunodeficienza.

Prebiotici e Probiotici

I probiotici, come i ceppi di Lactobacillus e Bifidobacterium, hanno dimostrato di influenzare positivamente il sistema immunitario.
Questi microrganismi possono modulare l’attività dei macrofagi, alterare la produzione di citochine e influenzare la funzione delle cellule T e B.
I prebiotici, come l’inulina, Psyllium e i fruttoligosaccaridi, alimentano il microbiota intestinale benefico.
Questi composti, come le fibre non digeribili, hanno dimostrato di svolgere un ruolo fondamentale nel corretto funzionamento dell’intestino, nel mantenimento dell’integrità della barriera intestinale e nel modulare la risposta immunitaria.

Voglio ricordare che quando si parla di specifici nutrienti in relazione al sistema immunitario, solo l’integrazione a partire da uno stato carente può verosimilmente portare a miglioramenti, d’altro canto, la supplementazione a partire da uno stato ottimale non avrà probabilmente alcun impatto significativo sulla salute del nostro sistema immunitario.

Una prevenzione si può avere con il test del microbiota intestinale.
Alcune patologie possono essere ricondotte alla normalità o sensibilmente ridotte:
Obesità e Diabete sono condizioni spesso accompagnate da un’infiammazione cronica di basso grado, che “brucia” quantità notevoli di nutrienti, prevalentemente vitamine e minerali, che a causa di una scorretta alimentazione non vengono reintegrati. Questa condizione può essere modulata attraverso interventi dietetici mirati.
Una dieta arricchita in antiossidanti, acidi grassi omega-3 e fibre può ridurre questa infiammazione e migliorare i marker immunitari e metabolici.
Malattie Cardiovascolari:
Nei pazienti con malattie cardiovascolari, un’alimentazione ricca di acidi grassi monoinsaturi e polinsaturi, antiossidanti e fitonutrienti può ridurre l’infiammazione e migliorare la funzione endoteliale.

Immunonutrizione e Infezioni
In un contesto di infezione acuta o preparazione-recupero da intervento chirurgico, l’immunonutrizione può svolgere un ruolo significativo nel migliorare la risposta immunitaria in casi di infezione acuta, o come supporto prima o dopo intervento chirurgico o infezioni virali.
Integratori come arginina, RNA nucleotidi, e omega-3, possono ridurre la durata delle infezioni e migliorare i tempi di recupero.

Strada ne è stata fatta e ancora ce n’è da fare, le recenti scoperte in nutrigenomica stanno aprendo la strada alla personalizzazione dell’immunonutrizione.
Uno di questi è l’analisi del profilo genetico e del microbioma individuale che può fornire informazioni preziose per personalizzare le raccomandazioni dietetiche, ottimizzando così la risposta immunitaria per ogni individuo, dato che ognuno potrebbe teoricamente avere delle peculiarità che lo possono rendere più propenso ad un deficit di Vitamina A, per esempio, nel caso avesse mutazioni ai geni che codificano gli enzimi che convertono questa vitamina dalla forma inattiva all’acido retinoico (forma attiva).

Questo approccio potrebbe portare a strategie dietetiche più efficaci e mirate, con un impatto diretto sul bersaglio del benessere e la prevenzione delle malattie. Questi suggerimenti estremamente personalizzati sono tuttavia ancora allo stato embrionale e bisogna per ora guardare con un occhio critico chi sostiene con sicurezza di poter risolvere dei problemi utilizzando questi approcci.

L’immunonutrizione oggi è un campo promettente e in rapida evoluzione, al crocevia tra nutrizione e immunologia dove l’adozione di un approccio immunonutrizionale di questo tipo potrebbe non solo migliorare l’outcome clinico in vari contesti patologici, ma anche rivoluzionare il modo in cui affrontiamo la prevenzione e il trattamento delle malattie in una società che dovrebbe sempre più orientarsi verso un approccio olistico alla salute.

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A LUCE BLU: PERCHÉ È COSÌ IMPORTANTE?

Luce e buio coordinano i nostri ritmi circadiani primordiali, l’esposizione alla luce blu naturale al mattino permette di stimolare fisiologicamente il risveglio.

Ma anche le luci led delle auto, gli schermi di smartphone, pc, alcune luci di casa sono tutte fonti artificiali di blue light o luce blu.
Chi non ha l’abitudine di leggere, a letto prima di dormire, qualche ebook o film dal tablet o gli ultimi post dai social o le Google News dallo smartphone?
E vi sarete sicuramente accorti che quando, a letto, avete finito di guardare quella serie o quel film di Netflix dal vostro tablet, non riposate bene, o, a volte, non riuscite a svegliarvi nonostante abbiate dormito abbastanza ore. Siamo sempre più connessi, ma sempre più stanchi.

Questo perché esporsi alla luce blu degli schermi la sera disturba il nostro orologio biologico e riduce la qualità del sonno.
Dicevamo che la luce blu tipica dell’alba è la luce blu fisiologica, ed è caratterizzata da un’energia molto elevata, di poco inferiore a quella dei raggi UV e, per questo, è il più potente attivatore del nostro orologio ipotalamico interiore, il Master Clock, il principale regolatore dei nostri ritmi circadiani interiori.

Rappresenta il segnale naturale, forte e chiaro che deve pervenire al tuo cervello ogni mattino: è il “via”, l’inizio della giornata, il POWER ON. Tale segnale induce l’attivazione di specifici assi ormonali e metabolici che permettono, a loro volta, di modulare le attività di organi e cellule. Andare ad interferire alterando questa comunicazione non è affatto proficuo, in quanto l’esposizione costante alla luce artificiale di intensità blu (blue light) risulta particolarmente nociva per i ritmi circadiani del nostro organismo in quanto disorienta il Master Clock.

Gli smartphone, i tablet, i PC sono solo alcuni esempi di fonti di blue light ed ecco il motivo per cui i dispositivi, ormai da anni, possiedono l’opzione “filtro luce blu”, programmabile per fasce di orario, che trasporta le tonalità dello schermo dal blu all’arancio, colore caratterizzato da una lunghezza d’onda a minor energia e per questo motivo, più rilassante.
(Consiglio di applicare questo filtro a partire dal pomeriggio per salvaguardare il nostro Master Clock; se invece sei un utilizzatore frenetico degli schermi, per svago o per lavoro, potresti tenerlo sempre applicato al fine di non affaticare i tuoi occhi).
Perché applicare il filtro luce blu?
Fisiologicamente l’aumento della produzione di melatonina, l’ormone del sonno (e non solo) a fine giornata, è dovuto al tramonto del sole e all’intensità della luce naturale che diminuisce, ci spostiamo dall’alba al tramonto. (Se ne hai occasione cerca di guardare sempre il tramonto, ne avrai giovamento).
Ma se andiamo a letto distratti da uno schermo, la luce blu emessa da questi dispositivi stimola di nuovo i recettori della nostra retina che suggeriranno alla ghiandola pineale (l’organo che secerne la melatonina) di ridurre la produzione di melatonina. Ed eccoci svegli come se fosse giorno, la secrezione di melatonina è ritardata, e l’insonnia prende voce.
Il non dormire bene, il non riposo quando perdura nel tempo, porta con sé non pochi effetti dannosi. Infatti è proprio durante la notte che il sistema immunitario, le cellule del corpo, il sistema nervoso si rigenerano e “fanno le pulizie” eliminando tutti i residui metabolici accumulati durante il giorno. Di notte il cervello fissa i ricordi, e ora chiedetevi perchè non avete memoria… Attenzione anche all’utilizzo di pastiglie o le gocce di benzodiazepine – alprazolam, zolpidem, ecc, perché questi farmaci, queste molecole, ti portano in un particolare dormiveglia, molto distante dalla fase rigenerativa nel sonno che non significa dormire bene, anzi, è un finto riposo.
Ci sono diversi modi per capire se il nostro ritmo circadiano e il Master Clock funzionano correttamente, il primo è ascoltare il proprio IO. Per chi ancora non vi riesce, un indizio potrebbe essere la sveglia del mattino. Quando non ti serve più, perchè ti svegli in perfetto orario da solo, e, bada bene, scatti energico in piedi, pieno di voglia di fare e positività, è molto probabile che il tuo Master Clock stia funzionando bene, i tuoi ritmi circadiani funzionano!
Ed il caffè sarà un optional per quel gusto amaro che lascia in bocca e non per darti la carica, perchè il tuo sistema nervoso sarà già operativo!
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Perché sei infiammato?

Avete presente quando fate uno sforzo, un lavoro, un’attività che non siete abituati a fare e sentite i muscoli che vi fanno male? Ecco, questa è un’infiammazione acuta che si risolve in qualche giorno e poi ritorniamo alla nostra normalità, abbiamo ristabilito il nostro equilibrio.
Ne esiste purtroppo un altro tipo, paragonabile ad un killer nascosto, e viene definita infiammazione cronica di basso grado, oppure “infiammazione cronica silente”. È costantemente presente e non ci abbandona mai ma non ne percepiamo effettivamente la presenza.
Tale condizione si presenta con l’avanzare dell’età e dell’invecchiamento della persona, che se non adeguatamente contrastata può favorire la comparsa di una patologia cronica come l’obesità, il diabete, il cancro, l’insufficienza cardiaca, epatica o renale, le malattie autoimmuni.
L’infiammazione cronica di basso grado porta più rapidamente al passaggio da uno stato lieve della malattia a uno più grave, per diversi motivi, ma principalmente, per un deficit mitocondriale, le nostre centrali energetiche. Questo deficit comporta un minore ricambio cellulare e dunque un maggiore accumulo di scarti del metabolismo che intossicano l’ambiente circostante (il nostro organismo) ed è quello che i biologi molecolari oggi chiamano SASP (Senescence Associated Secretory Phenotipe = Fenotipo secretorio associato alla senescenza).
Un riscontro a ciò può essere osservato nella perdita di massa muscolare che si nota negli anziani sani.

Per combattere l’infiammazione cronica di basso grado, eliminare gli scarti del metabolismo e mantenere l’efficienza dei nostri organi, compresa la massa muscolare, occorre intervenire su più fronti. Occorre innanzitutto migliorare lo stile di vita rivolgendosi ad un professionista esperto, eliminare il fumo di sigaretta, ridurre i cibi infiammatori come alcol e carboidrati semplici, aumentare il consumo di frutta e verdura senza esagerare poiché la frutta è si salutare ma ricca di zuccheri, fare attività fisica moderata ma costante, curare anche e soprattutto la qualità del riposo notturno e della nostra mente.

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AUMENTIAMO IL METABOLISMO

“Dottoressa, ho la giornata così piena di cose da fare e impegni che non ho il tempo di fare un po’ di movimento”

Quante volte sento questa frase? Abbastanza spesso…

Capisco che impegni lavorativi, responsabilità familiari o semplicemente mancanza di entusiasmo per l’attività fisica costituiscono per molti uno scoglio su qui si infrange lo slancio per l’inserimento di un po’ di moto nella propria quotidianità.

La sedentarietà, tuttavia, è il peggior investimento che si possa fare per la nostra salute e il benessere generale. Comprendo bene tutte le difficoltà, sia chiaro, gli impegni sono effettivamente tanti per tutti! 

Come fare allora per muoverci di più ed aumentare il nostro dispendio calorico?

La soluzione è affidarsi a tutta la nostra creatività!

Vediamo qualche suggerimento per trasformare le attività banali in occasioni di esercizio: 

  • Possiamo prendere abitualmente le scale invece dell’ascensore, magari dividendo la spesa in più borse per fare più volte su e giù.
  • Camminare invece di stare immobile o seduto, ci sono tante attività in cui puoi alzarti in piedi e muoverti su e giù, riuscendo comunque a compiere quel che devi, ad esempio le telefonate.
  • Andare al lavoro a piedi o in bicicletta potendo, o in alternativa, parcheggia a una certa distanza dal luogo di lavoro o dalla fermata dei mezzi pubblici.
  • Adotta un cane, meglio un trovatello al canile. Il cane è un compagno straordinario per promuovere uno stile di vita più sano: la necessità di uscire per i suoi bisogni e di giocare sono opportunità naturali per fare esercizio fisico ogni giorno.
  • Puoi ballare! Alza il volume della tua musica preferita e scatenati in salotto senza preoccuparti dello stile. Ballare è una strategia divertente per fare un eccellente allenamento cardiovascolare.
  • Vai al supermercato? Meglio a piedi, non farti scoraggiare dall’idea di dover andare in giro con sporte pesanti e ingombranti: acquista un trolley portaspesa (costa poche decine di euro). Ci sono persino quelli con ruote adatte a fare le scale.
  • Fai del giardinaggio, prendersi cura del proprio giardino o terrazzo può essere sorprendentemente impegnativo dal punto di vista fisico. Scavare, piantare ed estirpare erbacce allenano tutto il corpo.
  • Vai a passeggiare piuttosto che buttarti sul divano se sei a casa, cammina almeno mezz’ora, soprattutto se appena mangiato. O se sei in pausa pranzo esci dall’ufficio e magari convinci i colleghi per una passeggiata in compagnia.

Insomma, le possibilità di incorporare più esercizio fisico nella nostra routine, in modi anche non noiosi, sono tante e tutte offrono vantaggi per la salute e la linea, quindi perché non sfruttarle?

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IDRATAZIONE ANCHE IN INVERNO!

D’inverno facciamo fatica a bere, perché è raro avvertire la sensazione della sete. Sappiamo che l’acqua del nostro corpo viene comunque espulsa attraverso il respiro, la sudorazione e le urine: ma proprio perché la percezione della sete si abbassa, potrebbe aumentare il rischio di disidratazione. I sintomi di una disidratazione lieve sono molto comuni: sonnolenza, affaticamento, pelle secca, mal di testa, stitichezza e capogiri. Per conservare un’ottima idratazione dovremmo bere ogni giorno l’acqua corrispondente ad un minimo del 3% del nostro peso corporeo, oltre all’assunzione di frutta e verdura per l’introduzione di vitamine e sali minerali. Queste sostanze, chiamate micronutrienti, devono essere bilanciate con la quantità di acqua presente nel nostro corpo e mantenere il cosiddetto equilibrio idroelettrolitico. Se viene a mancare questo equilibrio per una carenza di acqua o di micronutrienti, il primo a soffrirne peggiorando la sua efficienza è il sistema immunitario.

IL ROTOLINO, SOLO DEPOSITO OPPURE ORGANO A TUTTI GLI EFFETTI?         

Sempre più conferme arrivano sul riconoscere come quello che noi chiamiamo genericamente grasso, sia di fatto un organo attivo. Il tessuto, od organo, adiposo è costituito dagli adipociti e ha delle sue sedi anatomiche. Ogni sede anatomica adiposa ha adipociti diversi con diverse funzionalità. L’adipocita è una cellula che vive anni. Non ha mitosi, ovvero non si duplica come una classica cellula, ma si origina dalle cellule staminali. L’organo adiposo fornisce, a sua volta, cellule staminali all’intero organismo per il suo continuo rinnovamento strutturale. 

Gli adipociti, di cui è composto il tessuto adiposo, sono cellule deputate alla produzione di oltre 600 tipi di proteine diverse e vari ormoni, quindi risultano essere un sistema di forte impatto nel condizionare l’intero organismo, cervello compreso. Non va intrapresa una crociata contro il grasso in genere, non diventiamo grasso-fobici, perché non tutto il grasso e’ nocivo. Tutt’altro! Il nostro corpo si rinnova ogni giorno proprio grazie alle cellule staminali contenute nel tessuto adiposo, anche per questo il corpo umano si è evoluto per accumulare grasso a livello sottocutaneo, differenziando tra strato superficiale e strato profondo. 

Ogni zona anatomica nella quale si deposita grasso ha una sua specifica funzione, inoltre gli adipociti non sono tutti uguali nel corpo umano, possono avere struttura, profilo genico, funzione diversa tra loro in rapporto alla loro ubicazione nel corpo. Sappiamo che in generale l’80% del grasso corporeo e’ depositato nel tessuto adiposo sottocutaneo tra superficiale e profondo, il 18% nella cavità viscerale, il 2% e’ grasso ectopico. Il grasso ectopico è il grasso depositato su organi corporei non deputati ad accogliere dosi elevate di acidi grassi, ovvero non è salutare, se non pericoloso che attorno a questi organi si accumuli troppo grasso. La steatosi epatica o fegato grasso è un esempio di grasso ectopico. Sappiamo inoltre che con il passare degli anni si riduce il tessuto adiposo sottocutaneo superficiale, quello salutare, e si tende ad aumentare il grasso viscerale ed ectopico, non propriamente un catalizzatore di salute. Questo scenario e’ il punto di rottura del nostro organismo: può essere l’inizio della senescenza e causa di patologie degenerative, dove il grasso corporeo tenderà a depositarsi sempre più in modo progressivo all’interno della cavità addominale, viscerale e sugli organi corporei.

Più grasso viscerale ed ectopico abbiamo più viene compromessa la nostra salute, la nostra longevità, le nostre difese immunitarie. Si generano le condizioni per lo sviluppo del diabete mellito tipo 2, aterosclerosi, ipertensione arteriosa, stato infiammatorio cronico con decadenza strutturale ed estetica dell’intero organismo, neuro infiammazione cerebrale con decadimento cognitivo cerebrale, sindrome metabolica, tumori. Il processo di invecchiamento più o meno evidente, è causato dalle nostre abitudini più o meno sane che creano uno stato infiammatorio di basso grado ma persistente nel tempo, che genera molecole, dette citochine, che alimentano lo stato infiammatorio e sono prodotte proprio dagli adipociti.

La strada in ogni caso non è a senso unico, le metodologie per correre ai ripari ed allontanare questi probabili scenari ci sono, basta affidarsi alle persone giuste.

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Respira….Sorridendo

CALORIE IN AGGUATO

Ormai ho capito: mi tengo una scorta di kleenex in ambulatorio! 

Ma partiamo con ordine…

Quando preparo un piano alimentare (dieta per chi ha ancora la vecchia concezione della parola), viene stilato sulla base delle abitudini che la persona mi racconta al momento della prima visita, dove oltre alle misure corporee per avere un punto di partenza, prendo nota anche dei gusti e un po’ della vita sociale del cliente: lavoro, dove pranza, chi prepara i pasti, cosa fa nei weekend…(!!)

La raccolta di questi dati mi permette di preparare, appunto, il piano.

Lo invio poi al paziente che dovrà ovviamente seguirlo nella maniera più accurata possibile. All’inizio ci vorrà più o meno impegno perché andrà a modificare un po’ le sue abitudini ( perché se fossero corrette non verrebbe da me😁), e soprattutto pazienza (ecco perché si chiama “paziente”)! Dopo un mese circa, ci sarà la prima visita di controllo… Ed è qui che mi sono dovuta attrezzare con i kleenex 😭😅. Ovviamente sto scherzando, ma capita che con alcuni pazienti non si hanno i risultati sperati, perché?? La risposta è presto trovata: ha mangiato qualcosa di diverso nel weekend? Ecco che le risposte variano da chi ha mangiato pizza, chi invitato ad un compleanno ecc. Il problema in sé non è un vero problema, perché è giusto avere una vita sociale. Il problema è stato non avermi comunicato TUTTE le abitudini. Perché, nel caso della pizza, è facile arrivare a 1000 calorie e più, che nell’ottica di un conteggio settimanale delle calorie, va ad azzerare o addirittura aumentare l’introito che io ho calcolato per voi. Ne consegue che non ci sarà più un deficit calorico calcolato nella settimana ma può esserci addirittura un surplus. Che tradotto vuol dire il permanere dello stato di infiammazione generale e quel rotolino che non se ne vuole andar via!